2017

REPORT DELL'AGRONOMO

L’annata 2017 è partita con una sequenza di “stranezze” meteorologiche: un inverno insolitamente siccitoso e con temperature mediamente superiori alla media interrotte da sole due settimane di febbraio molto fredde e con poca neve isolatamente in Appennino.

La stagione vegetativa della vite è partita con dieci giorni di anticipo seguita da un periodo di veloce sviluppo vegetativo indotto da temperature ben superiori alla media e dall’assenza di pioggia che hanno accentuato l’anticipo iniziale sino a 18 giorni rispetto alla media storica.

Purtroppo il plenilunio pasquale e le due settimane successive hanno portato drastici cali di temperatura e brinate endemiche in tutto il nord e centro Italia falcidiando germogli e ridimensionando il potenziale produttivo di molti areali.

Modestissime ed a macchia di leopardo le piogge primaverili isolate al solo mese di aprile e purtroppo spesso associate ad eventi di carattere temporalesco e grandinigeno.

Completamente assenti le piogge nei mesi successivi di maggio, giugno e luglio.

L’anomala siccità primaverile è stata aggravata dai repentini incrementi di temperatura che già nella seconda metà di giugno hanno frequentemente superato i 33°C. L’annata 2017, dopo la 2003, è stata quella più calda degli ultimi quindici anni.

La raccolta è partita molto presto, già nella seconda decade di agosto, nel tentativo di preservare acidità e fragranze sulle uve più precoci quali merlot, chardonnay e sirah; più eterogenea la situazione del sangiovese in cui le prime raccolte sono partite già ad agosto per protrarsi sino a fine settembre.

Impressionanti alcune valutazioni statistiche: in quasi tutti i campi i tassi di grappoli appassiti e scartati sono variati tra il 5 ed il 20%, i cali di produzione nei territori collinari del centro Italia hanno spesso superato il 40%, anticipi di raccolta mediamente di 20 giorni e rese in cantina delle uve rosse spesso inferiori al 58%.

Malgrado tutte queste preoccupanti premesse i vini ad oggi sembrano figli di una annata calda ma non estrema, con fragranze più che accettabili e tannini migliori del 2007 e del 2003, forse più simili a 2009 e 2015.

Francesco Bordini