2021

REPORT DELL'AGRONOMO

L’annata 2021 è iniziata all’insegna della normalità meteorologica, con un inverno che ha portato abbondanti nevicate sia sulle Alpi che in Appennino giunte a metà febbraio anche in centro Italia.

La fine del mese di febbraio ed il mese di marzo si sono rivelati particolarmente miti e siccitosi con qualche apprensione per i nuovi impianti e la normalizzazione delle falde acquifere.

Purtroppo nel plenilunio pasquale è arrivata sul Mediterraneo una freddissima perturbazione proveniente dal Canada che ha riportato freddo e neve anche a quote relativamente basse provocando notevoli danni ed un generalizzato ritardo vegetativo stimato in 10 giorni rispetto alle più recenti annate.

Le piogge di aprile hanno ripristinato, almeno parzialmente, le riserve idriche negli strati superficiali del suolo, il mese di maggio è trascorso all’insegna di temperature medio basse con cieli frequentemente offuscati da nuvole e forte vento. Tali condizioni, associate ai postumi del freddo di inizio primavera, hanno confermato il pregresso ritardo vegetativo della vite associato a sporadici ingiallimenti delle foglie.

Dal mese di giugno è giunto repentinamente l’estate: fino alla prima settimana di agosto l’Italia è stata interessata da oltre 50 giorni di poderosi anticicloni africani che hanno portato vento caldo, aria umida e torrida, le temperature hanno abbondantemente superato i 35°C per lunghi periodi sia nel centro che al sud Italia. Dalla seconda settimana di agosto le temperature massime si sono confermate alte ma associate a buone escursioni termiche.

Gli apparati fogliari della vite si sono conservati in buone condizioni, avvantaggiati dalle piogge di inizio primavera, malgrado alcune apprensioni diffuse sull’intero territorio nazionale per i preoccupanti attacchi di oidio, soprattutto sulla costa adriatica, ed alcune recidive di peronospora sulla costa tirrenica.

Quale effetto del caldo estivo e delle modeste produzioni indotte dalle brinate primaverili, le uve sono arrivate a maturazione in anticipo. La contrazione dei tempi di maturazione ha influito sulle caratteristiche degli acini che sono arrivati alla raccolta nella generalità dei casi tendenzialmente piccoli, con bucce molto grosse, rese in vino medio-basse soprattutto sulle uve precoci e composizione dei mosti a tratti squilibrata (soprattutto nel profilo degli acidi grassi e dei nutrienti tali da generare fermentazioni spesso difficili).

Le prime valutazioni sui mosti delineano vini bianchi ricchi, a tratti materici e vini rossi tendenzialmente alcoolici ma di buona acidità, degna di nota la qualità dei tannini: fini ed eleganti malgrado il ridotto tempo di maturazione quale conseguenza di un apparato fogliare giunto a vendemmia in buone condizioni e di un carico di uva per pianta moderato.

Francesco Bordini